La Leggenda dell'ultimo Re di Carpanea
La Leggenda di Carpanea
Una grande città, circondata da sette ordini di mura merlate e difesa da cento torri altissime, tutta premuta dalle acque disordinate che i fiumi non ancora arginati riversavano intorno, sorgeva sopra una bassa ed appiattita collina.
Ricca e maestosa la città era indipendente e viveva commerciando coi popoli vicini.
Fu tramandato che l'ultimo re di tale città, avendo offeso il Dio Appo, venne spodestato dai sacerdoti e costretto a vivere in una bassa cantina, in solitaria prigionia.
Il dio Appo rappresentava l'onda incatenata a ricordo della titanica opera degli uomini i quali, costruito un grande bacino, erano riusciti a raccogliere le acque sovrabbondanti dei fiumi che, impetuose e prive di arginis, minacciavano di sfaldare la collina sulla quale sorgeva la città.
Il tempio del Dio era imponente e sontuoso; là il re, ogni mattino, portava cibo e bevande seguito dal popolo che deponeva anch'esso splendidi doni ai piedi della divinità.
Accortosi il re che i sacerdoti in questo modo sarebbero divenuti più ricchi di lui, un mattino non andò al tempio ed anche il popolo non portò i suoi doni.
I sacerdoti, comprendendo che questo atto significava la loro fine,incoraggiarono in modo astuto una sommossa, riuscendo ad arrestare il re, primo artefice dell' affronto.
Ma nella prigione solitaria il re tramò la propria vendetta ed una notte che i guardiani s'erano addormentati, con l'appoggio delle tenebre fuggì, penetrò nella città e quindi nel tempio dove rapì il dio e corse verso il lago.
I sacerdoti, si accorsero immediatamente del furto e pertanto diedero l'allarme ed incitarono la folla che diede la caccia al re il quale, vedendosi perduto, lanciò il simulacro del Dio nel lago ed approfittando del terrore generale per l' atroce sacrilegio, si rifugiò nel bosco che si stendeva sulla stessa collina a fianco della città di Carpania.
Una parte della folla , disperata per il terribile gesto, vista l'immagine del Dio scomparire fra le onde, si gettò nell'acqua con l'intenzione di recuperare la statua, ma affogò miseramente.
Il resto della popolazione allora si recò alle dighe per aprirle e prosciugare il lago e così il grande bacino diventò all'improvviso come un mare in tempesta travolgendo tutti i presenti.
Il re intanto, che si era rifugiato sul colle deserto sulla cui sommità sorgeva il tempio, lo sterminio del suo popolo, impazzì per il dolore e afferrata la corda dell'unica campana del tempio, suonò alcuni lugubri disperati rintocchi, mentre la collina, a causa dell'impeto delle acque, ondeggiò paurosamente e sprofondò nei gorghi.